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VICKY CRISTINA BARCELONA
(Spagna/U.S.A. 2008) di Woody Allen |
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Nella sua quarta digressione europea dopo il trittico britannico, zio Woody torna a spiare l’universo femminile (ma questa volta dal buco della serratura) dipingendo un leggero e ardito affresco dall’impianto circolare sull’odissea amorosa di una coppia di amiche americane in trasferta estiva in Spagna: alla perenne ricerca di nuove emozioni Cristina, fragile e sensuale insoddisfatta assetata di esperienze nel tormentato anelito ad un amore con la ‘A’ maiuscola che sappia travolgerla appagando i sensi; studiosa concreta e razionale Vicky, che all’indagine su un amore passionale antepone l’esplorazione di usi, gusti e costumi locali nella prospettiva imminente di matrimonio con un manager rampante dell’alta borghesia americana, con cui è in costante contatto telefonico. Nel tranquillo soggiorno presso la lussuosa villa di una lontana zia di Vicky irrompe quale fulmine a ciel sereno un fascinoso pittore incontrato casualmente ad una mostra d’arte, Juan Antonio, che si rivela subito e senza mezzi termini provocante e sfrontato tombeur de femmes. Juan le invita con estrema naturalezza a trascorrere un week-end di fuoco a Oviedo, ove il tranquillo ménage à deux si evolve e muta in triangoli amorosi intercambiabili, in mezzo a cui Juan Antonio si destreggia con sensuale nonchalance in un sottile e pericoloso gioco di seduzione. Senza eccessivi sforzi, Juan Antonio infrange ogni barriera sessuale ed emozionale, dando libero sfogo a pulsioni represse o malcelate. Il bagaglio culturale che le due ragazze si trascinano dietro più o meno inconsapevolmente come fardello inibitorio (ingombrante ma velocemente scaricabile) collide con una realtà tanto lontana dalla loro e palpitante di passioni anche contraddittorie, generando situazioni variegate a tratti davvero esilaranti, ma più spesso delineando due universi (quello americano e quello latino) troppo rigidamente contrapposti e stereotipati, a loro volta imprigionati in pregiudizi arcaici. La parentesi spagnola sembra racchiudere un mondo a sé stante, violento, grezzo, sanguigno, ingenuamente naïf, che assume connotati idilliaci spinti alle estreme conseguenze e più spesso enfatizzati in un impianto illusorio e utopistico.
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©® Annalisa
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